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Giangiacomo Rocco di Torrepadula

Giangiacomo Rocco di Torrepadula (nato a Napoli, 1966) è un artista visuale e un fotografo. Il suo lavoro si focalizza principalmente sui temi dell’odio e del pregiudizio, in particolare razziale. Tema indagato non solo sotto un profilo storico e sociologico, ma anche dal punto di vista delle neuroscienze, approccio inedito che sta svolgendo a livello internazionale.

Artworks

Ancora 3

Giangiacomo Rocco di Torrepadula  

I can't breathe |BlackLivesMatter 

In memoria di George Perry Floyd Jr.

Stampa Giclée, carta Baryta

cm 40 x 60, Ed 9 + 1 p.a.

GG.Rocco di Torreepadula_I Can't Breathe_2020 #1_ _stampa giclée, carta baryta, cm40x60-Ed
GG.Rocco di Torrepadula_I Can't Breathe_2020 #6_ _stampa giclée, carta baryta, cm40x60-Ed.
GG.Rocco di Torreepadula_I Can't Breathe_2020 #7_ _stampa giclée, carta baryta, cm40x60-Ed

Giangiacomo Rocco di Torrepadula  

I can't breathe |BlackLivesMatter 

In memoria di George Perry Floyd Jr.

Stampa Giclée, carta Baryta

cm 40 x 60, Ed 9 + 1 p.a.

Giangiacomo Rocco di Torrepadula  

I can't breathe |BlackLivesMatter 

In memoria di George Perry Floyd Jr.

Stampa Giclée, carta Baryta

cm 40 x 60, Ed 9 + 1 p.a.

Exhibitions

Ancora 4

FIERE

MIA Fair, Milano, Ottobre 2021

Ancora 5

I CAN’T BREATHE

BlackLivesMatters #1
In memoria di George Perry Floyd Jr

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di Giangiacomo Rocco di Torrepadula

Un progetto fotografico che utilizza arte e neuroscienza per comprendere le radici del razzismo

presentato per la prima volta a MIA Fair 2021

da Paola Sosio Contemporary Art Milano con Chiara Ferella Falda

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9 minuti, nove lunghissimi minuti è durata l’agonia straziante di George Floyd, l’Afro-Americano ucciso durante un arresto il 25 Maggio 2020, dopo che un poliziotto lo soffocò bloccandolo a terra con un ginocchio sul collo. Durante il soffocamento, ripetutamente Floyd disse, seppur con flebile voce, che non riusciva a respirare, “I can’t breathe...”.

Vedere il video, per l’autore fu scioccante. In quegli assurdi 9 minuti, il poliziotto ha privato Floyd della sua vita, della sua dignità, perfino della sua decenza, quasi con compiacimento. Ha calpestato la sua anima con tutto il respiro interiore che poteva avere, sbattendola sul terreno e soffocandola, fino a che nulla è rimasto di quella fiamma. Nemmeno il suo fumo.

Vedendo quelle immagini, l’autore immediatamente ha pensato alla sequenza di una candela privata della sua fiamma. Quella sera stessa ha creato la sequenza di questo artwork, primo di una serie intitolata “BlackLivesMatters”, dove ognuno dei 9 scatti rappresenta ciascuno di quei drammatici 9 minuti.

Questo tragico evento, purtroppo non isolato, è stato un emblematico esempio di pregiudizio razziale e ha dato inizio a proteste in tutto il mondo.
Le 9 immagini presentate al MIA, sono una anteprima di un progetto internazionale multidisciplinare che prenderà vita a breve in una mostra di ampio respiro e un libro a cura di Luca Panaro. Il tema BlackLivesmatter(s) viene affrontato dall’autore con la sua sensibilità artistica ma anche con lo studio delle neuroscienze e il coinvolgimento di psichiatri e neuroscienziati che aiutino a comprendere i meccanismi che portano il cervello a provare odio, paura, avversione o peggio ancora indifferenza. Un approccio totalmente inedito che aggiunge un tassello fondamentale alla prospettiva già ampiamente nota delle cause politico socio-economiche del razzismo. Non solo, è una prospettiva che ci fa entrare nel cuore del problema, con una comprensione totale, a tratti sconcertante, ben lontana dalla pura speculazione accademica dei talk show.

Il progetto vede il coinvolgimento attivo di tutti. Una esortazione a riflettere su come la discriminazione razziale non sia qualcosa di astratto, altro da noi e lontano da noi, ma sia presente anche nel nostro quotidiano più di quanto immaginiamo o ne siamo consapevoli. L’autore ha lanciato dallo scorso maggio un progetto partecipativo di mailing art “Una cartolina per Floyd”, tuttora in corso, con lo scopo di generare una riflessione corale sul problema. Chiunque può partecipare, durante i giorni del MIA o successivamente contattando direttamente l’artista, riempiendo una cartolina con pensieri-parole-disegni e qualunque cosa desideri e senta inerente al tema. Le oltre 200 cartoline finora pervenute, alcune delle vere e proprie opere d’arte, faranno parte del progetto itinerante dell’artista e del libro.

Il progetto nasce con il supporto e la condivisione di Luca Panaro e di Chippendale Studio.

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