paola sosio contemporary art
Arnaldo Dal Bosco
Arnaldo Dal Bosco inizia a fotografare nel 1981 muovendosi sul doppio binario della fotografia su committenza e della ricerca personale. Nel corso degli anni fa due incontri fondamentali: nel 1983 con Franco Fontana a cui ha fatto seguito un'importante attività espositiva dal 1984 al 1986 in prestigiose sedi europee e negli USA. Nel 1985 avvia una breve ma rilevante collaborazione con Giovanni Gastel. Nel 2015 Arnaldo Dal Bosco riprende la sua ricerca artistica che lo vede impegnato in una indagine analitica dei propri strumenti.
Artworks
Arnaldo Dal Bosco, Unseen #8, 2017
Stampa Fine Art, Dibond,
cm 50x60 Ed. 5 + 2 p.a.
Arnaldo Dal Bosco, Unseen #9, 2017
Stampa Fine Art, Dibond,
cm 30x40 Ed. 5 + 2 p.a.
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Arnaldo Dal Bosco, InMagine_AS#1
Stampa ai pigmenti su carta archiviale, montata sotto acrilico antiriflesso, Tru Vue TruLife mediante Diasec
cm 82x120 (misure variabili all'interno dell'edizione 3+pa)
Ed. 1/3 + AP
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Arnaldo Dal Bosco, InMagine #15, 2020
Stampa fine art ai pigmenti su carta archiviale, montata sotto acrilico antiriflesso mediante Diasec
cm 48x70 (misure variabili all'interno dell'edizione 3+pa)
Ed. 1/3
Arnaldo Dal Bosco, InMagine, 2020
Stampa ai pigmenti, carta archiviale, montata sotto acrilico antiriflesso, Tru Vue TruLife mediate Diasec
cm 112x165 Ed. 1/1 + AP
Arnaldo Dal Bosco, InMagine, 2020
Stampa Inkjet fine art, su carta archiviale montata sotto acrilico antiriflesso, Tru Vue TruLife mediatne Diasec
cm 112x165 Ed. 1/1 + AP
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Exhibitions
FIERE
MIA Fair, Milano, Aprile – Maggio 2022
Testi
InMagine A guardare queste opere che Arnaldo Dal Bosco ha raccolto sotto il titolo di InMagine, di cui in questa occasione è presentata una selezione, ci rendiamo conto di quanto si possa essere lontani dal luogo comune che la fotografia sia segnata dall’ istantaneità, dall’ automatismo, dalla serialità. Facile pensare che siamo fuori dalla fotografia e dentro alla pittura, alla pittura propriamente informale che vede l’opera come campo di azione -non di rappresentazione del naturale, sebbene sia fatta di materiali fotografici invece di pigmenti pittorici. Sarebbe un errore: sono proprio fotografie, che mettono in scena gli elementi costitutivi di questa classe di icone: il tempo che modifica la materia, la luce che si fa artificio dello spazio. E’ un’indagine che restituisce e ripensa la propria fotografia -il proprio archivio di diacolor e negativi- riallacciandosi a nodi centrali della più generale storia dell’immagine, il surrealista Brassai e l’informale Migliori per citare solo pochi accostamenti, che apre questa personalissima riflessione al pensare l’immagine stessa tra materia e illusione, tra impronta, analogo e immateriale.
Paolo Barbaro ( Responsabile CSAC- Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, storico e critico della fotografia)